Quali sono le carattestiche delle varie tipologie di romanzo?
Scrivere un romanzo è un viaggio avvincente, ma anche un processo complesso che richiede creatività, metodo e una buona dose di disciplina. Che tu stia sognando di costruire mondi immaginari e personaggi epici in un romanzo fantasy, di tenere il lettore sul filo del rasoio con un thriller pieno di colpi di scena, o di esplorare le profondità della paura in un racconto horror, ogni genere letterario ha le sue regole, i suoi modelli e le sue sfide.
Cimentarsi nella scrittura di un romanzo significa padroneggiare non solo la tecnica narrativa, ma anche avere una comprensione approfondita delle caratteristiche specifiche del genere scelto. Tolkien, ad esempio, è diventato il maestro indiscusso del fantasy grazie alla sua profonda conoscenza della mitologia nordica, mentre autori di thriller come Giorgio Scerbanenco e Stephen King sanno esattamente come costruire tensione e suspense. Allo stesso modo, i grandi autori del passato come Edgar Allan Poe, Mary Shelley e Bram Stoker hanno gettato le basi per il genere horror, giocando abilmente con i confini tra realtà e immaginazione, incubo e normalità.
Ogni genere richiede un approccio diverso, che va dalla creazione di complessi universi narrativi e personaggi tridimensionali, alla scrittura chiara e coinvolgente, fino all’abilità di gestire scene d’azione, dialoghi efficaci e colpi di scena. In questo articolo, esploreremo nel dettaglio alcuni dei principali generi letterari, analizzando le loro caratteristiche uniche, le tecniche di scrittura più efficaci e le strategie per iniziare a scrivere un romanzo in ciascuno di essi. Che tu voglia creare un’opera che trasporti il lettore in mondi fantastici, o uno scritto che li mantenga col fiato sospeso fino all’ultima pagina, qui troverai idee, consigli e spunti per dare forma alla tua storia.
L’Importanza della Conoscenza del Genere e della Tradizione
Prima di iniziare a scrivere, è fondamentale avere una chiara comprensione del genere in cui intendi cimentarti. La lettura approfondita di libri dello stesso genere può offrirti una solida base e una comprensione delle dinamiche narrative. Ogni genere letterario si basa su convenzioni specifiche che, sebbene non rigide, possono essere un buon punto di partenza per costruire la tua storia. Se il tuo sogno è scrivere un romanzo fantasy, ad esempio, sarà indispensabile familiarizzare con le mitologie e le tradizioni di diverse culture, poiché queste influenzeranno i mondi che costruisci e i personaggi che crei.
Cominciamo!
Romanzo fantasy
Fondamentale per la stesura di un romanzo fantasy è un’ampia conoscenza della mitologia, tradizioni e leggende dei vari popoli disseminati sulla terra.
Tolkien – per citare un illustre esempio – prima di procedere alla saga “Il signore degli anelli”, si era fatto una nutrita cultura di leggende, tradizioni e scrittura dei norreni, cioè i popoli del nord che comprendevano i vichinghi (che provenivano dalla Norvegia e dalla Danimarca ) e i varieghi (dalla Svezia ). Anche le sacre scritture di altri popoli sono una fonte inesauribile di idee e ispirazioni.
Fulgido esempio è la saga “Guerre stellari”, la cui sceneggiatura è impregnata di insegnamenti attinti dall’induismo, dal buddismo e dal confucianesimo. Non solo per l’inossidabile filo conduttore (comune alla cultura di tutti i popoli) della eterna lotta tra il bene e il male, ma anche e soprattutto per massime filosofiche tradotte in armi e poteri soprannaturali (telepatia, bilocazione, telecinesi, ecc.).
Quanto alla scrittura, gli ampi scenari e la “folla” di personaggi che normalmente vengono messi in campo, richiedono più che mai una scrittura semplice e chiara, una attenta scultura dei protagonisti e, in particolare, un forte senso di regia, sia per le parti “epiche” sia per la successione dei capitoli.
Scrittura Thriller
Da Donato Carrisi a Giorgio Faletti, da Gianrico Carofiglio a Ken Follett, Stephen King e Patricia Cornwell, il genere thriller vive una ininterrotta stagione di successo. Per chi vuole muovere i primi passi e cimentarsi in questo genere, a mio avviso un ottimo scrittore di riferimento è Giorgio Scerbanenco. Ambientati in Italia (soprattutto a Milano), i suoi romanzi sono un perfetto equilibrio tra giallo e thriller, tenendo conto che mentre nel primo il climax viene di solito raggiunto quando il mistero è risolto, nei thriller viene raggiunto quando il protagonista alla fine riesce a battere l’antagonista, salvando la vita a se stesso e molto spesso anche ad altri personaggi.
Fonte di ispirazione (Scerbanenco era anche giornalista) i fatti di cronaca, a base di omicidi (soprattutto se cruenti, per delineare meglio la personalità dell’assassino o degli assassini e anche gli scenari) e di vari altri reati che, rielaborati e “ingigantiti”, possono dare vita a una trama intricata e coinvolgente. Scerbanenco è un maestro anche nella scrittura: molto semplice, spesso da uomo della strada, con sviluppi ora lineari, ora gotici, ora intervallati da spazi dedicati ai sentimenti più strettamente positivi: nei suoi thriller non mancano gli affetti, le storie d’amore, passaggi delicati per fare da contraltare alla trama “noire”.
Scrittura Horror
Al principio furono “Frankenstein”, di Mary Shelley e “Il Conte Dracula”, di Bram Stoker, due romanzi horror ancora oggi assai noti e replicati a getto continuo sul grande e piccolo schermo. Ma poi arrivò Edgar Allan Poe, che in un cocktail a base di poliziesco, psicologia, avventura e fantascienza, creò il vero genere horror.
Personaggio già di per sé complesso, Poe ci ha consegnato i migliori capolavori che il mondo macabro possa aver mai partorito, fornendoci con la sua letteratura un complesso ed esaustivo manuale circa gli elementi da selezionare per un romanzo di questo genere. L’autore usa una scrittura complessa ma illuminante, dove l’orrore o l’inquietudine non derivano da violenza esibita o da reali eventi soprannaturali o paranormali inequivocabili, ma da malattie mentali o fobie del protagonista, oppure da eventi reali terrorizzanti o cose/fatti insoliti, sempre filtrati dalla mente del personaggio narrante.
Più ancora (e qui sta il genio di Poe), lascia volutamente non chiaro se si parli di un reale evento oppure di una suggestione, o ancora di un’allucinazione indotta sia dalla psiche del personaggio sia dall’uso di droghe o alcol, o da un fenomeno ipnotico. Il genere horror, sempre più gettonato in versione filmica che romanzo (eccezion fatta per Stephen King), richiede un’attenta stesura degli scenari, della trama e un linguaggio non troppo articolato, dove la sequenza dei passaggi narrativi richiamano le onde di un mare in tempesta: il flutto si abbatte dopo la lenta risacca che lo fa impennare.
Romanzo d’avventura
Da Omero a Wilbur Smith, la storia del romanzo d’avventura non conosce crisi. Dai classici viaggi in terre lontane e sconosciute (Odissea, I viaggi di Gulliver, L’isola del tesoro…) ai più recenti viaggi per la soluzione di misteri (saga di Indiana Jones, Passaggio in India, Il codice Da Vinci, Mangiatori di morte…), la scrittura di un romanzo d’avventura richiede una straordinaria originalità, soprattutto per non incappare nei cliché.
Va quindi individuato uno spazio/tempo/contesto del tutto nuovo o almeno poco sfruttato. Gli elementi su cui basare la narrazione devono innanzitutto puntare a un forte coinvolgimento del lettore e sperabilmente a una sua identificazione col protagonista. Occorre quindi che i personaggi siano realistici o verosimili, forti, coraggiosi, astuti, ma sempre umani, corredati di difetti e debolezze.
Così come realistica deve essere la struttura, in modo da reggere la storia creata dalla fantasia. I romanzi di avventura si basano su luoghi ricchi di fascino (reali o inventati): vanno descritti in tutta la loro maestosità, soffermandosi sugli usi di eventuali civiltà incontrate per stimolare la curiosità del lettore. Infine, un finale mozzafiato: azione e suspense sono due ingredienti basilari per questo genere di scrittura. Gli avvenimenti devono susseguirsi in un crescendo, dove ogni tappa è più epica della precedente.
Scrittura umoristica
Restringendo il campo all’Italia, abbiamo a portata di mano numerosi scrittori cui ispirarci. Luciano De Crescenzo, per esempio, che con ironia e acutezza attinge all’immenso patrimonio della cultura napoletana per presentarci situazioni paradossali ricche di umorismo. Oppure Ennio Flaiano e Stefano Benni, creatori di opere umoristiche dove si mescolano ironia, intelligenza e forza narrativa.
Prima di procedere alla scrittura umoristica è importante avere presenti alcuni elementi indispensabili (sorvolando sull’innato dono) cui attingere per indurre il lettore a sorridere: forte spirito di osservazione, senso del paradosso, capacità di creare situazioni fuori dagli schemi (quindi grottesche), il fattore imprevedibilità, l’equivoco (su questo Oscar Wilde era un maestro), mettere a nudo i falsi miti, rivisitazione di luoghi comuni (Luciana Littizzetto sull’universo maschile), ripensare in maniera critica ai propri comportamenti e idee sulla realtà in cui viviamo, avendo ben chiara la distinzione tra comicità e umorismo: la prima spinge alla risata aperta, l’umorismo suscita un sorriso dietro cui si è portati a una riflessione sulla natura dell’uomo e delle cose (vedi Daniel Pennac).
Scrittura satirica
È forse la scrittura più antica (maestri furono gli antichi Greci) e difficile, strumento efficace per castigare la politica e il potere (vittime predilette da sempre), i costumi e la società in generale. È una forma di scrittura che non ha limiti, se non quelli decisi e imposti dall’autore, in base al proprio carattere e sensibilità.
La satira, in quanto tale, deve far arrabbiare (se lascia indifferenti non è satira), lascia spazio all’audacia, alle parolacce e anche al dialetto, dà la possibilità di non avere paura di ciò che si pensa (soprattutto se comunicato con sottile intelligenza). Vale sempre la pena prendere di mira i politici, ormai vaccinati e bisognosi di scossoni satirici sempre più forti, ma è preferibile attaccare i fatti di cronaca, gli avvenimenti di costume, la società in genere (per esempio per capire perché eleggiamo degli incapaci, perché un film brutto batte il record di incassi, perché viene pubblicato un libro iper osannato ma che è un gran pippone, setacciare i social e prendere di mira il sapientone o la sapientona di turno.
L’importante è l’acume, avere l’intelligenza di saper attaccare togliendo all’avversario il diritto di replica. Prevedere semmai l’eventuale replica e prepararsi al contrattacco.
Scrivere un libro autobiografico
Prima di mettere mano a un’autobiografia è indispensabile porsi una domanda: perché comunicare la storia personale o alcune esperienze personali ai lettori? Se la risposta è: “Perché è giunto il momento di mettere la mia esperienza al servizio degli altri, comunicare un preciso messaggio”, si è sulla strada giusta.
A patto di essere disposti a un profondo e sincero esame introspettivo, elemento fondante di un’autobiografia, che parla dell’eroe e del suo viaggio, in modo tale che il lettore assista all’intero percorso che dal “dramma” porta alla trasformazione di chi narra.
Il tema scatenante può essere un trauma o un momento di forte disagio, un abbandono, un divorzio, un lutto, un incidente, un abuso… parlando apertamente delle ferite che l’evento ha causato, decidendo liberamente se narrare in prima o terza persona. Nel primo caso, è illuminante a titolo di esempio il romanzo “Trilogia della città di K.”, diversamente si crea un avatar, ovvero ci si cala nei panni/corpo del protagonista e si narra la vicenda in terza persona.
Romanzo storico
Si intende per romanzo storico una vicenda che ha avuto luogo almeno 50 anni prima rispetto al momento della sua scrittura. Ciò premesso, quale che sia il periodo storico in cui si decide di ambientare il proprio romanzo, l’importante è conoscere (e documentarsi) in maniera approfondita il periodo in questione. È un genere letterario stratificato: al livello della realtà storica, descritta negli eventi, negli spazi, nei tempi e nei personaggi, si unisce quello della finzione dell’autore, che inventa di suo pugno. Questi due piani devono essere coerenti e intrecciati in maniera verosimile.
Il romanzo storico richiede una limpida messa a fuoco della mentalità dell’epoca prescelta e dei fatti collaterali che nel frattempo avvengono in loco o altrove, ai fini di restituire una credibile ambientazione. La vicenda dovrà essere coerente e ricca di avvenimenti (“L’opera a nero” di Marguerite Yourcenar è un manuale in proposito), dietro le azioni devono esserci pretesti realistici.
I fatti narrati in queste opere appartengono al passato e i cambiamenti nel regolare corso della storia attuati dallo scrittore devono apparire verosimili. Diversamente, si può ricorrere alla ucronia, che illustra eventi immaginari, sconvolgendo l’effettivo svolgimento della storia e narrando situazioni alternative al reale.