Che cos’è la creatività?
Metti un foglio di carta e una matita davanti a un bambino di 2-3 anni. Inizierà subito a disegnare, a tracciare linee per dare forma a quello che in quel momento la sua mente sta elaborando. Dategli dell’argilla e creerà forme tridimensionali. Forme e figure per noi incomprensibili ma che rispondono – per lui – a ciò che la mente gli sta dettando. E se provate a sollecitarlo a una spiegazione di quello che sta facendo, state sicuri che ve lo spiegherà con inattaccabile chiarezza.
Lui non lo sa ancora, ma sta creando. È un impulso anarchico, irrefrenabile, al quale non riesce a non rispondere. Ecco, la creatività è proprio questa: una forza connaturata nella natura umana, la capacità di organizzare e trasferire dal mondo immateriale al mondo del visibile un pensiero, un’idea, un’immagine. In quel processo, la mente e la mano che lavorano diventano una sola cosa, creano su due differenti piani.
Dal macrocosmo al microcosmo
Negli anni ˊ90, durante un viaggio in India ebbi la fortuna di intrattenermi con un maestro spirituale. Nel corso di una lunga conversazione, si avventurò su parallelismi tra il macrocosmo e il microcosmo. “L’uomo è la più lampante manifestazione di Dio”, mi disse. “Come Dio, egli crea. Dalla mente di Dio, la creazione dell’universo. Dalla mente dell’uomo, la creazione di tutto quello che serve e non serve alla sua vita.”
Un concetto che ritrovai espresso nel 2010 in una conferenza di Alberto Munari: “Dall’interazione tra soggetto che apprende e oggetto dell’apprendere si elabora la triplice costruzione del soggetto conoscente, dell’oggetto conosciuto e degli strumenti stessi della conoscenza. Tramite questo processo, costruisco me stesso mentre costruisco il mondo”.
La creatività è la capacità di trascendere l’ordinario. E di dargli forma. È l’abilità particolare del pensiero di “pensare fuori dagli schemi” per trovare soluzioni originali ai problemi.
Spesso pensiamo alla creatività come qualcosa di legato esclusivamente alla sfera artistica, ma è un elemento necessario in tutti gli ambiti della vita. Senza la creatività non avremmo le scoperte scientifiche o potuto esplorare la profondità degli abissi marini. L’osservazione e la creatività hanno permesso il processo che da un fulmine si arrivasse a concepire l’elettricità, e che poi da questa si potesse passare a inviare messaggi attraverso dei fili, fino a internet.
Che cos’è la “scrittura creativa”?
È opinione diffusa che si diventi scrittore se si possiedono talento e doti innate. Ma né il primo né le seconde sono sufficienti. Saper scrivere è indubbiamente un’inclinazione e, come tutte le capacità, può essere perfezionata. A qualsiasi età. Ma, come in tutte le pratiche basate sull’atto del creare, ciò che conta più di ogni altra cosa, più ancora del talento, sono la disciplina e dei buoni maestri. Non dei maestri di creatività, giacché la creatività è qualcosa che non può essere insegnato.
Giotto sapeva già disegnare e creare quando entrò nella bottega di Cimabue. Michelangelo già sapeva il fatto il suo quando andò in quella del Ghirlandaio. Borromini si trasferì a Roma non per imparare la creatività, e così fu per Newton e tanti altri uomini di scienza che dai loro maestri non impararono a “creare” ma fecero propri gli strumenti, le tecniche per dare vita alle proprie opere. Semmai inventarono nuove tecniche e nuove creazioni per far fare a quel determinato settore un salto in avanti.
La tecnica dei chiaroscuri era sconosciuta prima che Caravaggio ne facesse il centro innovatore della propria opera, tanto da essere l’artefice della chiusura della pittura del Rinascimento e l’inauguratore di quella del Barocco.
Lo stesso vale per la scrittura. Nessuno scrittore, affermato o meno, può insegnare la creatività ma può fornire la tecnica, le furbizie, gli artifici, i suggerimenti di stile.
Scrivere richiede impegno continuo, letture costanti, apprendimento dei metodi altrui, magari modificarle e farle proprie, ribaltarle completamente se è il caso, per dare vita a qualcosa di “creato”, fatto ex novo. Normalmente viene intesa come scrittura creativa “quella che coinvolge la dinamica del pensiero”.
Che cos’è il pensiero creativo?
Il pensiero “creativo” è quindi il fulcro della creatività e, circoscritto alla scrittura, ha bisogno di essere canalizzato e instradato. In che modo?
Come un atleta che si allena tutti i giorni o un musicista che si esercita con costanza, uno scrittore scrive ogni giorno, legge, osserva, prende appunti, arricchisce il proprio bagaglio tecnico e la propria esperienza umana.
Se può, viaggia e arricchisce le sue conoscenze. Ogni fatto, elemento, pensiero può essere il bandolo della matassa da sbrogliare e tessere per dare vita a una storia da narrare. Si fa strada piano piano, si impone come compagna e padrona dei propri pensieri, prende forma, si espande, si modifica continuamente. Fino a diventare un “tormento”, una sorta di piacevole e dolorosa persecuzione che preme per essere messa nero su bianco. Dalla testa alla tastiera.
E una volta avviato il processo di scrittura, non c’è via di ritorno. Scalare la montagna, raggiungere la riva dopo aver viaggiato nel mare in tempesta, completare la traversata del deserto, mettere la parola “fine” al romanzo diventa l’unico obiettivo possibile (e auspicabile). E questo intero processo ha bisogno di tre cose: organizzazione, metodo, strumenti.